

Massimo Gerardo Carrese, “fantasiologo” di professione e grande osservatore degli aspetti scientifici, umanistici, ludici e artistici dell’immaginazione e della creatività (2024).

Il fantasiologo Massimo Gerardo Carrese illustra le sue riflessioni e ricerche sull’immaginazione, passando in rassegna diversi temi che spaziano dall’etimologia alla filosofia, dalla poesia, letteratura e gioco alla psicologia, linguistica, scienza, arte e musica (2009).

Il fantasiologo è uno studioso, è uno scienziato dell’informe (2025).

Carrese si dedica a tempo pieno alla fantasia, ne studia gli aspetti storici, letterari, scientifici, ludici, artistici (Corriere del Mezzogiorno, 2011).

M. G. C. si definisce fantasiologo, ovvero studioso di storie e caratteristiche della fantasia e dell’immaginazione (2015).
Dal 2001 sono un fantasiologo. È il mio lavoro a tempo pieno: sono uno studioso delle qualità tecnico-scientifiche della fantasia, dell’immaginazione e della creatività. Tre facoltà umane che esploro, pratico, spiego e formalizzo nei loro snodi scientifici, artistici, linguistici, storici e ludici, all’interno di un’indagine sistematica che riconosco nella fantasiologia.
Svolgo attività di ricerca indipendente nell’ambito della fantasiologia, studiando la fantasia, l’immaginazione e la creatività non come generiche virtù, ma come strumenti concreti per conoscere, comprendere, innovare, trasformare, educare, costruire. Le analizzo in chiave interdisciplinare, mettendole in relazione con la scienza, la filosofia, l’arte, la pedagogia, il linguaggio e il gioco, e osservandole nei contesti quotidiani e professionali.
Parlare di fantasia – così come di immaginazione e creatività – richiede studio, metodo e rigore (visita questa pagina per approfondire).
Alla domanda “Che cos’è la fantasia?” non rispondo mai con un “secondo me”, così come non affronterei con un’opinione personale domande come “Cos’è il teorema di Pitagora?” o “Cosa indica un segnale di STOP?”. Rispondere con “Secondo me il teorema di Pitagora serve solo a disegnare triangoli”, o “Secondo me il segnale di stop invita a rallentare solo se si ha voglia”, significherebbe confondere un’opinione soggettiva con una conoscenza strutturata. Prima delle interpretazioni personali – che è fondamentale coltivare – occorre conoscere il campo, i concetti, i metodi e il contesto che lo definiscono.
Anche fantasia, immaginazione e creatività funzionano così: prima delle interpretazioni soggettive – possiamo anche dire, se vogliamo, che la fantasia è fuga nel vago o libertà senza forma – esiste una conoscenza strutturata che le caratterizza, frutto di una lunga storia di riflessioni e pratiche interdisciplinari. Una conoscenza complessa, talvolta contraddittoria, che attraversa secoli di pensiero filosofico, scientifico, artistico e pedagogico. È proprio a partire da questo patrimonio articolato che possiamo studiare, approfondire e comprendere queste facoltà. Si possono davvero studiare? Sì. E, appunto, accade da secoli.
Io lo faccio attraverso una prospettiva multidisciplinare e con sguardi radicati nell’esperienza quotidiana: non per accumulare saperi frammentati, ma per costruire visione e metodo.
Porto la fantasiologia in scuole, università, carceri, aziende, fondazioni, festival: in ognuno di questi contesti non propongo format preconfezionati, ma progetti modellati sulle specificità dei luoghi, dei linguaggi e delle persone coinvolte.
Ogni percorso di fantasiologia – che sia un incontro, una formazione o un laboratorio – è site-specific, studiato con attenzione, per osservare la fantasia, l’immaginazione e la creatività da angolazioni precise e tecniche, per rompere automatismi e aprire nuove direzioni di pensiero e azione.
Da vent’anni realizzo, principalmente in Italia, corsi, laboratori, percorsi formativi e consulenze strategiche, tutti centrati sulla fantasiologia. I miei interventi si basano su studi sistematici e, soprattutto, su strumenti originali: progetto giochi fantasiologici di natura numerica, linguistica e artistica. Non per semplici passatempi, ma per indagare e far emergere funzioni tecniche e qualità scientifiche della fantasia, dell’immaginazione e della creatività legate a un particolare territorio o tematica.
Le mie attività si rivolgono a tutti: bambini, adolescenti, adulti e anziani. In particolare, coinvolgono scuole di ogni ordine e grado e diversi contesti sociali, ma si estendono anche a università e altri enti, sia pubblici che privati.
Nel 2015 l’Enciclopedia Treccani Online ha inserito il termine “fantasiologo” in una scheda di neologismi riferita al mio lavoro. Le mie ricerche e attività sulla fantasiologia sono in Il Saggiatore, Il Sole 24 Ore, RAI Documentari, RAI Radio 3, La Repubblica, déclic, La Domenica de Il Sole 24 Ore, ANSA, Sky TG24, e altri (visita le pagine “pubblicazioni” e “rassegna stampa“).
Come fantasiologo ho partecipato a Matera 2019 Capitale Europea della Cultura e collaborato con enti pubblici e privati, tra cui: Città della Scienza, Cripta del Peccato Originale, Mann Museo Archeologico di Napoli e Colosseo, Università degli Studi di Napoli Federico II, Museo Tattile Statale Omero (sez. Design), Festival della Filosofia in Magna Grecia, INDIRE, Erasmus, Scuola Viva, CONI, Université de Pau et des Pays de l’Adour, Teatro Madre Ostuni, Consiglio Europeo Sviluppo Umano, M.O.O.N. – Museo Officina Oggetti Narranti, e altri.
Dal 2017 dirigo il Festival Fantasiologico, dedicato all’incontro tra studiosi, artisti e ricercatori che si confrontano sui processi di creazione. Dal 2006 curo Ngurzu Edizioni, ho dato vita al Panassurdismo e organizzo Spasseggiate Fantasiologiche.
Gioco con il linguaggio (principalmente come anagrammista, con lo pseudonimo Algernon in ambito enigmistico), adotto parole, realizzo documentari sulla fantasiologia (visita anche la pagina “video“), suono, disegno, creo poesie algoritmiche e mi piace fotografare.
Nel 2024 sono stato nominato Patafisico dal CollAge de ‘Pataphysique e da anni sono amico del gruppo Oplepo Opificio di Letteratura Potenziale. Nel tempo ho ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui un encomio dalla Casa Circondariale di Poggioreale per un percorso di fantasiologia condotto con detenuti, che considero il più significativo e motivo di particolare orgoglio.
Sono nato a Thun, in Svizzera, nel 1978. Vivo in provincia di Caserta.


