Massimo Gerardo Carrese
Giochi fantasiologici

Giochi fantasiologici

I giochi fantasiologici di Massimo Gerardo Carrese sono dispositivi per capire – e perciò analizzare meglio – i processi teorici e pratici della fantasia, dell’immaginazione e della creatività, e di altre parole care alla fantasiologia: percezione, associazione, fantasticheria, realtà.

I giochi fantasiologici sono esperienze costruite con precisione, legate a un luogo, a un tempo, a chi le attraversa. Sono site-specific, cioè non si ripetono uguali: accadono, e quando accadono costringono il pensiero a cambiare direzione. Carrese li inventa, li progetta, con uno sguardo che unisce scienza, arte e umanesimo. Con l’attenzione di chi frequenta quotidianamente il peso specifico delle parole, la matematica nascosta nei gesti, la leggerezza come metodo.

Ci sono giochi linguistici, dove le parole si staccano dal loro significato consueto, si piegano, si spezzano, si moltiplicano. Perdono il loro ordine, si ribellano. E diventano altro. Altre.
Ci sono giochi numerici, dove la logica e l’intuizione si fondono per generare strutture che non servono per risolvere, ma per guardare. Altro.
E giochi artistici, dove lo spazio diventa un luogo attivo e il corpo partecipa. Anche altrove.

I giochi fantasiologici di Carrese non intrattengono. Allertano. Chiedono attenzione. Un’attenzione viva, elastica, critica, ironica. Sono pensati per bambini e per adulti, che non hanno chiuso la porta al dubbio. E trovano posto dove il pensiero, il gioco del fare finta, la dimostrazione possono ancora accadere.

Al pari del fisico, che compie esperimenti per verificare certe sue ipotesi, costruisco giochi linguistici, numerici e artistici per divertirci, certamente, e per indagare, soprattutto, in maniera sistematica e pratica le facoltà oggetto della fantasiologia.

Massimo Gerardo Carrese, 2021

gioco fantasiologico di Massimo Gerardo Carrese, esposto al Festival Fantasiologico 2017

Volti in locomotiva di Massimo Gerardo Carrese, professione fantasiologo, è qualcosa di differente da uno spettacolo teatrale o da una narrazione; è più un gioco didattico condiviso, che stimola i piccoli spettatori a ragionare e a lasciar la fantasia libera di esplorare le possibilità di senso, di parole e concetti, tenendo presente che la parola magica della fantasia è “anche”, congiunzione che apre possibilità plurali al significato delle singole cose, per cui può accadere che il disegno stilizzato di un omino vada a comporre la parola treno e che dalle lettere di una parola ne sortiscano tante altre. Spettacolo non è, o se lo è, ne è una versione decisamente sui generis, ma svolge comunque la sua funzione, che è quella di interagire con un pubblico, di interessarlo e al contempo metterne in moto i meccanismi di decodifica e interpretazione della realtà. Realtà della quale la fantasia non è che estensione possibile, dimensione dilatata che allarga sensi e significati.

Il Pickwick, Rivista di Culture, Critiche e Narrazioni 2020

Elenco completo delle pubblicazioni: qui

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