Massimo Gerardo Carrese
Fantasiologo

Fantasiologo

Massimo Gerardo Carrese. “Uno stato di cose. Sulla fantasia”, 2024

Il fantasiologo e la fantasiologia

Dal 2001 mi occupo di fantasia, immaginazione e creatività. Le studio da diversi punti di vista: scientifico, umanistico, artistico, perfino ludico. L’ambito di ricerca in cui mi muovo è la fantasiologia. Sono un fantasiologo. È il mio lavoro.

Collaboro con scuole, biblioteche, università, musei, carceri, librerie, fondazioni. Organizzo laboratori, incontri, un festival, corsi di formazione sul tema della fantasiologia.
Tutto il mio interesse ruota attorno a tre facoltà che usiamo quotidianamente — spesso senza accorgercene: fantasia, immaginazione, creatività.

C’è un aspetto che trovo particolarmente stimolante: queste facoltà non sono strumenti per fuggire dalla realtà. Quello è il territorio della fantasticheria, che è un’altra cosa (non meno importante!). Fantasia, immaginazione e creatività servono piuttosto a leggere meglio la realtà, a interpretarla, a trasformarla. Addirittura a fondarla, ma per approfondire il discorso su fantasia, immaginazione, creatività e fantasticheria rimando alla pagina pubblicazioni.

Fantasia, immaginazione e creatività hanno una storia lunga, affascinante e sorprendentemente concreta.

Il punto è che, su questi temi, si improvvisa molto. C’è chi parla per esperienza personale, chi cita opinioni prese qua e là, chi generalizza dopo aver letto un paio di libri. Ma per capire davvero come funzionano queste facoltà, serve studio rigoroso e trasversale. Serve attraversare più saperi, mettere insieme prospettive diverse. Serve tempo. E serve sapere che questo percorso ha radici profonde: il primo trattato sulla fantasia risale al V secolo avanti l’era volgare.

Fantasia, immaginazione, creatività: sono parole che usiamo ogni giorno. Ma non sono contenitori da riempire a piacere. Ognuna ha una propria identità, delle caratteristiche precise. E c’è una storia che le racconta. Una storia fatta di filosofi, certo, ma anche di matematici, scienziati, linguisti, artisti. Una storia che troppo spesso viene ignorata, non solo da chi si avvicina a questi temi per semplice curiosità, ma anche da chi lavora nel settore. Succede persino che professionisti, con le migliori intenzioni, confondano queste facoltà o propongano laboratori sulla creatività basati su idee poco solide dal punto di vista tecnico. Non si tratta di superficialità, ma spesso della mancanza di consapevolezza che esistono strumenti per orientarsi in un campo che appare libero e spontaneo, e che quindi crediamo di poter conoscere solo per opinione personale. In realtà, la fantasia, l’immaginazione e la creatività hanno una struttura complessa, radicata in storie, teorie e pratiche tutte da studiare.

Succede ancora che la fantasia venga vista solo come evasione, sogno, costruzione di mondi immaginari. Ma la fantasia è anche struttura della connessione, concretezza della possibilità. Non è un volo alla cieca. La fantasia è una forma di pensiero, certo — ma non è solo astrazione. È anche la capacità di costruire connessioni reali, di trovare soluzioni tangibili, di esplorare il possibile in modo pratico, di interrogare concretamente l’alternativa, di dare consistenza all’ipotesi. È una facoltà che unisce visione e struttura. E questo lo capiamo solo se la studiamo, approfonditamente. Proprio per questo merita di essere conosciuta a fondo.

Qui, allora, nasce una domanda importante: come facciamo a capire quando, su questi argomenti, ci raccontano qualcosa di tecnicamente sbagliato? Tutti riconosciamo che Manzoni non ha scritto la Divina Commedia. Ma quanti si accorgono che la frase la fantasia è la facoltà più libera, quella che crea mondi immaginari non è del tutto corretta? Su che basi possiamo dirlo? La fantasia non è improvvisazione. Certo, è legata alla sfera emotiva, alla cultura di ciascuno di noi ma è allo stesso tempo è anche una competenza. E si può studiare. Capirla bene significa anche distinguere tra concetti simili ma non uguali: fantasia, immaginazione, creatività, fantasticheria. Hanno qualcosa in comune, sì. Ma anche confini. Il lavoro del fantasiologo è questo: studiare, distinguere, mettere in relazione. Dentro un ambito di ricerca, la fantasiologia. E al di là.


Svirgolo, incontri divulgativi di fantasiologia di Massimo Gerardo Carrese, giugno-luglio 2021

YouTube
YouTube
Instagram