C’è un libro che io c’ho che l’ho preso e poi iniziato ma che l’avevo da un bel po’ però quei libri lì che uno li prende e poi mica subito li legge però anche dopo sì. Questo qua è così. Allora che mentre che io che lo stavo leggendo, che il libro che era quello che l’avevo preso tipo un tempo prima, che a un certo punto che a pagina 138 che c’era l’autore che lui ha scritto Non ho ancora trovato nessuno che mi insegna a giocare a Fanorona e poi vicino che c’era scritto a matita PIRLA! tutto grande e pure col punto col punto esclamativo, insomma così come l’ho scritto prima, però io qui non posso scriverlo a matita, ti devi immaginare che quello che ho scritto è scritto a matita nel libro che non è scritto a matita. Allora ti devi immaginare un libro che non è scritto a matita, solo una parte, una parola. E che quindi il libro che io l’ho preso che era uno già usato da un altro che prima di me lo leggeva. Evidentemente. E allora che poi io ho chiuso il libro un attimo per pensare e che poi io ho pensato che magari era uno, quello che aveva scritto a matita PIRLA! che voleva che qualcuno gli rispondeva dentro i libri, tipo che lui parlava coi libri. E allora forse scriveva le parole a matita dentro per sentirsi dentro ai libri, tipo dentro la storia, a parlare con l’autore del libro dentro al libro dell’autore che è come che come se era lui quello che sa il gioco e l’altro no e allora ti esprimi, come meglio credi, poiché perché il libro ora è anche tuo di chi che lo leggi e parli con l’autore, che è quello che lo scrive. Ma lo scrivi anche tu, adesso. E allora ho lasciato il libro aperto, però messo a faccia in giù, che così magari la pagina respira. E allora ho guardato la finestra ma la finestra mi ha guardato indietro, cioè il vetro, che rifletteva uno che ero io che accanto a lui, a me, c’era un libro aperto che secondo me la pagina respira.
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