APPUNTI SPARSI DI FANTASIOLOGIA
di Massimo Gerardo Carrese



«La fantasia, al pari dell’immaginazione e della creatività, non è una parola da riempire di contenuti a piacere ma è una facoltà con specifiche informazioni tecniche. Esiste, per esempio, una storia della fantasia che inizia nel V sec. p.e.v. e coinvolge autori e autrici di ogni luogo e disciplina, non solo filosofi e artisti. È una storia che, a torto, non è mai presa in considerazione da chi fa divulgazione a più livelli sulla fantasia, e non mi riferisco al professionista attento e competente. È questa divulgazione in superficie che continua a ridurre la fantasia, ancora una volta, al solo momento di ricreazione, a identificarla con l’evasione dal reale, con il sogno a occhi aperti, con la costruzione di mondi immaginari, con la sembianza, l’astrattezza, laddove è invece facoltà legata altresì alla razionalità, alla logica, alla concretezza, alla dimostrazione e ha un percorso storico e caratteri scientifici su cui non si può improvvisare se non al costo di comunicare inesattezze. Ecco il punto: chi si accorge quando un’informazione sulla fantasia non è corretta? Siamo in grado di capire abbastanza facilmente che la frase “Alessandro Manzoni ha scritto la Divina Commedia” è sbagliata, e lo possiamo provare, ma su quali basi affermiamo l’incoerenza della frase “la fantasia è la capacità degli esseri umani di creare mondi immaginari ed è la facoltà più libera di tutte”? La fantasia è competenza, non arrangiamento. Si analizza con sguardo interdisciplinare approfondendo prima di tutto le differenze con l’immaginazione, con la creatività, con la fantasticheria che al pari della fantasia hanno caratteristiche a sé. È in questo studio critico della fantasia, dell’immaginazione, della fantasticheria, della creatività che consiste il lavoro del fantasiologo e la relativa fantasiologia». (Massimo Gerardo Carrese, 2021)

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VIDEO

INCONTRI DIVULGATIVI DI FANTASIOLOGIA 

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FANTASIOLOGIA*

Prima parte

 

«Di cosa si occupa lei?» 

«Di fantasiologia». 

A questa mia risposta gli interlocutori, di solito, hanno le seguenti reazioni: 

a) «Fantasiologia? Mai sentita. Di cosa si tratta?»; 

b) «Ah bello, la fantasia è fondamentale»; 

c) «Lavorare con i bambini è un bel privilegio»; 

d) «Ma è tipo Scientology?»; 

e) «Interessante». 


Quest’ultima reazione è quella che più mi preoccupa - lo dico per esperienza personale ma non generalizzo - perché intuisco la completa indifferenza da parte dell’interlocutore che chiede del mio lavoro solo per formalità. In quella sua replica non c’è un invito a saperne di più (infatti, la nostra già noiosa conversazione muore subito dopo). È un’espressione di sola circostanza. Nient’altro.

La reazione b) ha buoni propositi e mi mette contentezza.  La c) apre a una serena conversazione in cui mi piace dire che la fantasia e l’immaginazione non sono territori mentali solo dei più piccoli. La d) è lontana dalle mie passioni. La risposta a) è quella che preferisco. Invita alla condivisione, al dialogo intelligente, il più delle volte molto appassionato, e da queste gradevoli conversazioni nascono persino durature amicizie e collaborazioni.

Si può provare indifferenza verso la fantasiologia e, ovviamente, verso chi scrive ma è possibile anche il contrario. In ogni caso, l'indifferenza non deve mai confondersi con il pregiudizio. 

 

LA PAROLA “FANTASIOLOGIA”

Molti credono che la parola "fantasiologia" sia una recente invenzione e i più pensano, per ragioni che chiarirò nel testo, che si tratti di una mia ideazione. 

L'etimologia di “fantasiologia” si lega a pháinō (mostrare) e il suffisso -logìa riporta alla terminologia scientifica che sta per studio. La fantasiologia è dunque lo studio di ciò che si mostra nella mente ma la parola ha una sua specificità: si accorda da tempo e a vario titolo, non sempre in modo preciso e chiaro, alla fantasia, all’immaginazione e raramente alla creatività. Fantasia, immaginazione, creatività[1]: sono questi i contesti in cui la fantasiologia si muove. Non mancano però esempi in cui la fantasiologia è citata in circostanze diverse da quelle appena nominate, per esempio per appellare un tipo particolare di letteratura[2] o fatti poco felici come i complotti “No Vax”[3]. 

Il vocabolo “fantasiologia” non è recente. Nel 1760 è già nelle Novelle letterarie di Giovanni Lami e, nella forma inglese "phantasiology", in Margins of Philosophy di Jacques Derrida (ed. 1982). Due esempi, tra i tanti, a rilevare la lunga esistenza della parola nella storia del pensiero.

 

CERCARE

Se provi a cercare la parola "fantasiologia" su Google[4] troverai oltre 1.500 risultati con riferimenti, quasi esclusivi, alla mia attività di studi, giochi e ricerche su fantasia, immaginazione e creatività. Da qui la tendenza ad attribuirmi la paternità della voce ma non sono l’inventore della parola "fantasiologia" (né di "fantasiologo").

 

A CASA

Cominciai a frequentare le parole "fantasiologo" e "fantasiologia" durante i miei anni universitari. Leggevo libri di maestri che mi raccontavano di studi sulla fantasia, sull’immaginazione, sulla creatività. Tra quei libri mi sentivo a casa. Una casa con le porte e finestre sempre aperte.

 

GRAMMATICA DELLA FANTASIA

Parallelamente ai miei studi universitari riflettevo sulle caratteristiche della fantasia e dell’immaginazione (ma non ancora in modo appropriato di creatività). Le mie prime opinioni e ricerche trovarono forma nella Tesi di laurea che intitolai La ruota del tempo fantastico. Gianni Rodari e la traduzione della fantasia. Un lavoro tutto incentrato sul rapporto "fantasia-immaginazione" viste dalla prospettiva di un gioco alfanumerico che avevo inventato ad hoc e i cui risultati confrontavo con la vita e le opere (anche tradotte) di Gianni Rodari, in particolare Grammatica della Fantasia. Con la sua Grammatica però non sempre ero in sintonia. Non dico per i suoi suggerimenti e strumenti finalizzati a inventare storie (quelli mi piacevano e mi piacciono ancora) ma per le sue riflessioni teoriche sulla fantasia (o sull’immaginazione: per Rodari, ecco l’interferenza, i due termini sono sinonimi).

 

LA SCIA VAGA

Dopo la laurea organizzai le mie prime “lezioni sulla fantasia” in scuole di ogni ordine e grado. Iniziavo così a girare in lungo e in largo in tutta Italia (e talvolta anche all'estero), ad autopubblicare i miei libri (per Ngurzu Edizioni, la mia “casa editrice”[5]) e a distribuirli in biblioteche d’Europa, Asia e America. Progettavo laboratori con destinatari bambini e adulti....In poche parole, dopo l’università mi dedicai da subito alla fantasiologia senza - consapevolmente - pensare ad altre occasioni lavorative.

Desideravo fare il fantasiologo. Nient’altro. È proprio questa la parola adatta a definire chi studia con un approccio sistematico e interdisciplinare la fantasia, l’immaginazione, la creatività. Fantasiologo[6].

Ancora non nuotavo nelle acque profonde dell’immaginazione e della fantasia ma quando cominciai a studiare queste due facoltà restai colpito dalla scia di vaghezza che le accompagnava, trattate con superficialità persino dai grandi studiosi. La fantasia, per esempio, era per loro il mondo delle illusioni, dei sogni a occhi aperti, dei castelli costruiti in aria. Era qualcosa di lontano dalla realtà. Eppure a me sembrava chiaro, con tutta l’ingenuità dei miei anni ma forte delle evidenze che mi circondavano e delle letture che mi avevano accompagnato fino a quel momento, che fantasia e immaginazione fossero invece costitutive della realtà di cui parlavamo e in cui vivevamo. 

Nel 2003, a venticinque anni, decisi che non avrei inventato una parola per nominare lo studioso di fantasia, di immaginazione (e di creatività) né avrei creato ex novo un vocabolo per eleggere la disciplina che si occupa di queste facoltà. Provai, invece, ad adottare parole che già erano in circolazione, due voci da rispolverare e da valorizzare ma questo non mi spaventava: “fantasiologo” e “fantasiologia” erano perfette per tracciare il mio percorso di studi. “Fantasiologo” avrebbe descritto un certo tipo di studioso e “fantasiologia”, già per la sua storia, avrebbe rappresentato l’ambito disciplinare in cui si muove questo tipo di studioso.

Trovavo belle ed esatte le due parole ma c’è da dire che le due voci si muovevano in contesti non sempre a mio vantaggio. Le ricerche allora disponibili in Internet mi raccontavano che “fantasiologo” era chi faceva viaggi esotici e inventava mondi, chi aveva la testa tra le nuvole, chi le sparava grosse, e “fantasiologia” era chi si occupava di ragionamenti senza capo né coda. Insomma, non erano proprio queste le descrizioni che mi avrebbero aiutato a dare forza e credibilità al mio percorso di studio e di lavoro. Decisi che avrei riscattato il valore delle due parole per come da me rintracciate nella storia del pensiero e per quello che avrebbero rappresentato nel mio personale percorso.

È con quest’ambigua postura che sono entrate a far parte della mia vita. “Fantasiologo” e “fantasiologia” le ho presentate per la prima volta in pubblico nel 2006, raccontandole per come erano intese nel parlare comune e in quello specialistico. Per farlo avevo organizzato un tour nazionale - autofinanziato con la vendita dei miei libri - sul tema dell’Immaginario Linguistico: “Viaggio in Italia sulla Fantasia”[7]. È da quell’anno che il mio nome è pubblicamente legato alla parola “fantasiologo”[8].

 

ASCOLTARE, SEGUIRE, CAPIRE

Durante gli anni universitari e di quelli immediatamente successivi sentivo di poter dare da fantasiologo il mio contributo all'intricata questione fantasia-immaginazione. Solo dopo è arrivata l’attenzione anche alla creatività e, a seguire, alla percezione, associazione e fantasticheria. Attualmente, mi concentro sulla fantasiologia analizzando sette parole chiave che ho evidenziato nel tempo: percezione, associazione, immaginazione, fantasia, fantasticheria, creatività, realtà.

Dopo la laurea mi presentavo agli ambienti universitari, scolastici e sociali come fantasiologo cioè studioso di fantasiologia. Non era facile allora e non lo è oggi: sostenere di essere un fantasiologo (dirlo per davvero!) e di occuparsi (professionalmente intendo) di fantasiologia, mette la maggioranza delle persone in una posizione non di curiosità per qualcosa che non sa, né di apertura al “diverso”, come a dire «sentiamo che cosa ha da raccontare». Al contrario, s’irrigidiscono in posizione di difesa. Spesso è restando con le braccia conserte che mi prezzano a priori basandosi non sui contenuti del mio lavoro (contenuti che tra l’altro non conoscono né si sforzano di conoscere) ma sempre più sull’unità di misura social. «Quanti like ha? Quanti followers? Quante visualizzazioni ha il suo video?» È quel numerino - più è alto e più sono bravo - che ai loro occhi mi rende una persona da ascoltare. Dico meglio, da seguire. Il che non vuol dire automaticamente da capire. C’è differenza. Voglio che sia chiaro che non mi faccio vittima delle difficoltà: mi limito a riportare un dato tecnico e cioè che gran parte delle persone che mi “segue” non ha mai letto un mio saggio (alcuni miei scritti tra l’altro sono disponibili gratuitamente sul mio sito www.fantasiologo.com). Mi giudicano, nel bene o nel male, per le cose che dico nel breve tempo di un incontro pubblico (o di un filmato in Rete) ma sono pochissimi quelli che approfondiscono prima o poi le mie pubblicazioni.

 

ATTIVITÀ

La mia storia fantasiologica si ripercorre in oltre 400 articoli apparsi dal 2006 a oggi su testate giornalistiche online e sulla stampa locale, nazionale e internazionale[9] che citano "fantasiologia" e "fantasiologo" in consonanza con i miei studi e giochi che invento (sono giochi fantasiologici di tipo linguistico, matematico, artistico, gestuale, musicale. Supporti pratici per spiegare meglio la teoria)[10].

Fino a questo momento non so se io sia riuscito a dare - non spetta a me deciderlo - un contributo davvero significativo alla figura del fantasiologo e alla fantasiologia. A dar seguito a quel riscatto che mi ero prefissato anni fa. Credo quantomeno di aver provato a offrire il mio ragionato apporto alla questione e di aver lavorato con continuità sul tema.

Alla fantasiologia, e all’essere un fantasiologo, dedico la mia vita. È la mia professione. Un lavoro come un altro, fatto di altissimi picchi di entusiasmo e di profondi sconforti.  

Sul tema “fantasiologia” organizzo attività varie: corsi di formazione per docenti[11] e lezioni per alunni in scuole di ogni ordine e grado[12], realizzazione di documentari[13], attività laboratoriali per specifici contesti[14], ideazione del Festival Fantasiologico[15] (con ospiti di rilievo nazionale e internazionale, invitati a discutere di fantasia, immaginazione e creatività); mostre[16], concerti[17], editoria[18], lezioni universitarie[19], incontri pubblici in spazi culturali internazionali[20]

 

CHE COS’È LA FANTASIOLOGIA

Grazie all’indispensabile confronto con persone incontrate casualmente, ai bambini, agli amici, agli studiosi e ai non pochi personali ripensamenti teorici, con il passare degli anni ho conosciuto meglio la fantasiologia (meraviglie e inquietudini) e il mio lavoro di fantasiologo (stupori e affanni). Oggi, la fantasiologia la descrivo con queste parole:

«La fantasiologia è lo studio critico e analitico degli aspetti scientifici, umanistici, ludici e artistici della fantasia (il possibile), dell'immaginazione (le immagini mentali) e della creatività (la tecnica e l’originalità)». 

Fantasia-immaginazione-creatività sono le tre parole essenziali della fantasiologia ma per comprenderle a fondo è necessario studiare la percezione, l’associazione, la fantasticheria, la realtà.

 

Per concludere: la fantasiologia come disciplina, il fantasiologo come figura professionale.   

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* Prima pubblicazione in ArteCulturaItaloPolacca. Dalla rubrica "Grilli Per la Testa" - saggio fantasiologico del 08/03/2018

Riscritto e aggiornato: 7 agosto 2020

Il testo è contenuto nel saggio di Massimo Gerardo Carrese, Per andare dove? Introduzione alla fantasiologia, Ngurzu Edizioni, Caiazzo 2020

 NOTA: la definizione di "fantasiologia" qui riportata è stata citata da Massimo Gerardo Carrese anche nel documentario "Plastic War", prodotto da RAI DOCUMENTARI e andato in onda su RAI 2 il 22 luglio 2021

 Per qualsiasi uso citare sempre la fonte.

Per contatti

 


[1] Nel testo cito principalmente il trinomio fantasia-immaginazione-creatività ma sottintendo anche la fantasticheria-percezione-associazione-realtà, le sette parole chiave della fantasiologia analizzate nel saggio “Per andare dove? Le parole della fantasiologia

[2] Lo scrittore Maurizio De Giovanni in “La Stampa”, 21/05/2017 http://www.lastampa.it/2017/05/21/cronaca/vedi-napoli-e-poi-scrivi-la-citt-e-i-mille-modi-con-cui-gli-scrittori-la-raccontano-DHVCYGOXK1NNMGNTcXjt6I/pagina.html 

[3] La parola “fantasiologia” appare in un gruppo pubblico su Facebook che invita a non vaccinare i propri bambini

[4] Verifica anche con altri corrispondenti, tipo “fantasiology” o “phantasiology”. A parte qualche raro caso di vicinanza al significato dato in questo scritto, nelle varianti straniere la voce è descritta in termini vaghi e poco attinenti allo studio della fantasia, dell’immaginazione e della creatività

[5] https://www.fantasiologo.com/shop/ 

[6] L’Enciclopedia Treccani Online riporta in una scheda la voce “fantasiologo” con il significato di studioso, per come da me inteso. Credo di aver dato negli anni a questa parola un valore che prima di questo momento non le era riconosciuto: http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/Neologismi_lettori_9.html 

[7]https://www.fantasiologo.com/Massimo%20Gerardo%20Carrese%20-%20viaggio%20in%20italia%20sulla%20fantasia%202006%202007.html 

[8] Sulla carta stampata “fantasiologo” è associato per la prima volta al mio nome nell’articolo “Quel ‘giocoliere’ delle parole capace di tradurre la fantasia”, apparso su il “Corriere della Sera – Corriere del Mezzogiorno” 30 giugno 2006. Qui per leggerlo: https://www.fantasiologo.com/Massimo%20Gerardo%20Carrese%20-%20rassegna%20stampa%20anno%202006.html  

[9] https://www.fantasiologo.com/Massimo%20Gerardo%20Carrese%20-%20rassegna%20stampa.html 

[10] https://www.fantasiologo.com/massimogerardocarreseelencopubblicazioni.html 

[11] https://www.mi-lorenteggio.com/2016/05/03/Archivio45203/48162/ 

[12]https://www.termolionline.it/news/attualita/904489/a-scuola-di-fantasiologia-giocando-e-sperimentando-con-le-immagini-le-parole-i-numeri-e-le-cose 

[13] http://www.gazzettabenevento.it/Sito2009/dettagliocomunicato2.php?Id=116013 

[14] Laboratorio fantasiologico “Spaesa Menti”, con Noemi Marotta per il Festival della Filosofia in Magna Grecia, Puglia 2019 https://www.youtube.com/watch?v=f97UPPwdCRc 

[15] https://www.fantasiologo.com/festival%20fantasiologico%20il%20mattino.jpg 

[16] https://www.artribune.com/mostre-evento-arte/elisa-regna-del-tuo-stesso-apparire/ 

[17] https://www.fantasiologo.com/Massimo%20Gerado%20Carrese%20-%20Musica.html 

[18] https://www.fantasiologo.com/shop/ 

[19]https://www.matesenews.it/caiazzo-napoli-incontri-di-fantasiologia-alla-federico-ii-di-napoli-al-master-di-zooterapia-le-lezioni-del-fantasiologo-caiatino-massimo-gerardo-carrese/ 

[20] Per Matera 2019 Capitale della Cultura https://www.lasiritide.it/article.php?articolo=13595 






"[...] La fantasiologia è un percorso interdisciplinare interessato alle storie e caratteristiche della fantasia e dell’immaginazione nel vivere quotidiano, nella dimensione irreale e nelle discipline umanistiche, scientifiche, ludiche e artistiche. Si rivolge a tutti: curiosi, docenti, studenti, bambini, giovani, anziani. Per quanto insolito possa sembrare, la fantasia, l’immaginazione, la creatività si studiano, e da tempo: a esse si sono dedicati Platone, Aristotele, Dante, Antonio Ludovico Muratori e, più recentemente, Edmund Husserl, Bruno Munari, Italo Calvino, Gianni Rodari, per citare alcuni nomi. Filosofi, artisti e letterati ma anche psicologi, scienziati…e non solo uomini: in passato erano principalmente loro ad accedere agli studi ma la fantasiologia è anche donna e non solo un genere femminile nella forma grammaticale. Ai tempi, senza tuttavia escludere casi contemporanei, si credeva che fossero soprattutto gli uomini a possedere le qualità associate ora all’immaginazione ora alla fantasia. Le donne, spesso tra pregiudizi e ostacoli, hanno svolto e svolgono un ruolo decisivo nella storia dell’umanità, in vari ambiti e discipline e molti sarebbero i nomi da citare: Elefantide, Nadia Campana, Rosalind Franklin, Nina Simone, Elena Cattaneo, Tina Modotti, Melanie Klein, per esempio. Gli studi, giochi e ricerche condotti dalle donne, al pari di quelli degli uomini, contribuiscono a sviluppare l’inimmaginabilità, intesa soprattutto come la straordinarietà di un evento possibile. Il doverlo ricordare, ancora, oltre a raccontarci qualcosa sull’uguaglianza dei generi ci rivela aspetti del nostro immaginario collettivo. [...]"

Massimo Gerardo Carrese, intervista a "Il Bicicletterario" (maggio 2016)

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Che cos'è la fantasiologia?
What is phantasiology (or fantasiology)?

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