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VIDEO
INCONTRI DIVULGATIVI DI FANTASIOLOGIA
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FANTASIOLOGIA*
Prima parte
«Di cosa si occupa lei?»
«Di fantasiologia».
A questa mia risposta gli interlocutori, di solito,
hanno le seguenti reazioni:
a) «Fantasiologia? Mai sentita. Di cosa si
tratta?»;
b) «Ah bello, la fantasia è fondamentale»;
c) «Lavorare con i bambini è un bel privilegio»;
d) «Ma è tipo Scientology?»;
e) «Interessante».
Quest’ultima reazione è quella che più mi preoccupa - lo dico per esperienza
personale ma non generalizzo - perché intuisco la completa indifferenza da parte
dell’interlocutore che chiede del mio lavoro solo per formalità. In quella sua
replica non c’è un invito a saperne di più (infatti, la nostra già noiosa
conversazione muore subito dopo). È un’espressione di sola circostanza.
Nient’altro.
La reazione b) ha buoni propositi e mi mette
contentezza. La c) apre a una serena
conversazione in cui mi piace dire che la fantasia e l’immaginazione non sono
territori mentali solo dei più piccoli. La d) è lontana dalle mie passioni. La
risposta a) è quella che preferisco. Invita alla condivisione, al dialogo
intelligente, il più delle volte molto appassionato, e da queste gradevoli
conversazioni nascono persino durature amicizie e collaborazioni.
Si può provare indifferenza verso la fantasiologia e,
ovviamente, verso chi scrive ma è possibile anche il contrario. In ogni caso,
l'indifferenza non deve mai confondersi con il pregiudizio.
LA PAROLA
“FANTASIOLOGIA”
Molti credono che la parola "fantasiologia"
sia una recente invenzione e i più pensano, per ragioni che chiarirò nel testo,
che si tratti di una mia ideazione.
L'etimologia di “fantasiologia” si lega a pháinō (mostrare) e il suffisso -logìa riporta alla terminologia
scientifica che sta per studio. La
fantasiologia è dunque lo studio di
ciò che si mostra nella mente ma la
parola ha una sua specificità: si accorda da tempo e a vario titolo, non sempre
in modo preciso e chiaro, alla fantasia, all’immaginazione e raramente alla
creatività. Fantasia, immaginazione,
creatività[1]: sono
questi i contesti in cui la fantasiologia si muove. Non mancano però esempi in
cui la fantasiologia è citata in circostanze diverse da quelle appena nominate,
per esempio per appellare un tipo particolare di letteratura[2]
o fatti poco felici come i complotti “No Vax”[3].
Il vocabolo “fantasiologia” non è recente. Nel 1760 è
già nelle Novelle letterarie di Giovanni Lami e, nella forma
inglese "phantasiology", in Margins of Philosophy di
Jacques Derrida (ed. 1982). Due esempi, tra i tanti, a rilevare la lunga
esistenza della parola nella storia del pensiero.
CERCARE
Se provi a cercare la parola "fantasiologia"
su Google[4]
troverai oltre 1.500 risultati con riferimenti, quasi esclusivi, alla mia
attività di studi, giochi e ricerche su fantasia, immaginazione e creatività.
Da qui la tendenza ad attribuirmi la paternità della voce ma non sono
l’inventore della parola "fantasiologia" (né di
"fantasiologo").
A CASA
Cominciai a frequentare le parole
"fantasiologo" e "fantasiologia" durante i miei anni
universitari. Leggevo libri di maestri che mi raccontavano di studi sulla
fantasia, sull’immaginazione, sulla creatività. Tra quei libri mi sentivo a
casa. Una casa con le porte e finestre sempre aperte.
GRAMMATICA
DELLA FANTASIA
Parallelamente ai miei studi universitari riflettevo sulle
caratteristiche della fantasia e dell’immaginazione (ma non ancora in modo
appropriato di creatività). Le mie prime opinioni e ricerche trovarono forma
nella Tesi di laurea che intitolai La
ruota del tempo fantastico. Gianni Rodari e la traduzione della fantasia.
Un lavoro tutto incentrato sul rapporto "fantasia-immaginazione"
viste dalla prospettiva di un gioco alfanumerico che avevo inventato ad
hoc e i cui risultati confrontavo con la vita e le opere (anche
tradotte) di Gianni Rodari, in particolare Grammatica
della Fantasia. Con la sua Grammatica
però non sempre ero in sintonia. Non dico per i suoi suggerimenti e
strumenti finalizzati a inventare storie (quelli mi piacevano e mi piacciono
ancora) ma per le sue riflessioni teoriche sulla fantasia (o sull’immaginazione:
per Rodari, ecco l’interferenza, i due termini sono sinonimi).
LA SCIA VAGA
Dopo la laurea organizzai le mie prime “lezioni sulla
fantasia” in scuole di ogni ordine e grado. Iniziavo così a girare in lungo e
in largo in tutta Italia (e talvolta anche all'estero), ad autopubblicare i
miei libri (per Ngurzu Edizioni, la mia “casa editrice”[5])
e a distribuirli in biblioteche d’Europa, Asia e America. Progettavo laboratori
con destinatari bambini e adulti....In poche parole, dopo l’università mi
dedicai da subito alla fantasiologia senza - consapevolmente - pensare ad altre
occasioni lavorative.
Desideravo fare il fantasiologo. Nient’altro. È proprio
questa la parola adatta a definire chi studia con un approccio sistematico e
interdisciplinare la fantasia, l’immaginazione, la creatività. Fantasiologo[6].
Ancora non nuotavo nelle acque profonde
dell’immaginazione e della fantasia ma quando cominciai a studiare queste due
facoltà restai colpito dalla scia di vaghezza che le accompagnava, trattate con
superficialità persino dai grandi studiosi. La fantasia, per esempio, era per
loro il mondo delle illusioni, dei sogni a occhi aperti, dei castelli costruiti
in aria. Era qualcosa di lontano dalla realtà. Eppure a me sembrava chiaro, con
tutta l’ingenuità dei miei anni ma forte delle evidenze che mi circondavano e
delle letture che mi avevano accompagnato fino a quel momento, che fantasia e
immaginazione fossero invece costitutive della realtà di cui parlavamo e in cui
vivevamo.
Nel 2003, a venticinque anni, decisi che non avrei
inventato una parola per nominare lo studioso di fantasia, di immaginazione (e
di creatività) né avrei creato ex novo
un vocabolo per eleggere la disciplina che si occupa di queste facoltà. Provai,
invece, ad adottare parole che già erano in circolazione, due voci da
rispolverare e da valorizzare ma questo non mi spaventava: “fantasiologo” e
“fantasiologia” erano perfette per tracciare il mio percorso di studi. “Fantasiologo”
avrebbe descritto un certo tipo di studioso e “fantasiologia”, già per la sua
storia, avrebbe rappresentato l’ambito disciplinare in cui si muove questo tipo
di studioso.
Trovavo belle ed esatte le due parole ma c’è da dire
che le due voci si muovevano in contesti non sempre a mio vantaggio. Le
ricerche allora disponibili in Internet mi raccontavano che “fantasiologo” era
chi faceva viaggi esotici e inventava mondi, chi aveva la testa tra le nuvole,
chi le sparava grosse, e “fantasiologia” era chi si occupava di ragionamenti
senza capo né coda. Insomma, non erano proprio queste le descrizioni che mi
avrebbero aiutato a dare forza e credibilità al mio percorso di studio e di
lavoro. Decisi
che avrei riscattato il valore delle due parole per come da me rintracciate
nella storia del pensiero e per quello che avrebbero rappresentato nel mio
personale percorso.
È con quest’ambigua postura che sono entrate a far
parte della mia vita. “Fantasiologo” e “fantasiologia” le ho presentate per la
prima volta in pubblico nel 2006, raccontandole per come erano intese nel
parlare comune e in quello specialistico. Per farlo avevo organizzato un tour
nazionale - autofinanziato con la vendita dei miei libri - sul tema
dell’Immaginario Linguistico: “Viaggio in Italia sulla Fantasia”[7].
È da quell’anno che il mio nome è pubblicamente legato alla parola
“fantasiologo”[8].
ASCOLTARE,
SEGUIRE, CAPIRE
Durante gli anni universitari e di quelli
immediatamente successivi sentivo di poter dare da fantasiologo il mio contributo all'intricata questione
fantasia-immaginazione. Solo dopo è arrivata l’attenzione anche alla creatività
e, a seguire, alla percezione, associazione e fantasticheria. Attualmente, mi
concentro sulla fantasiologia analizzando sette parole chiave che ho evidenziato
nel tempo: percezione, associazione, immaginazione, fantasia, fantasticheria,
creatività, realtà.
Dopo la laurea mi presentavo agli ambienti
universitari, scolastici e sociali come fantasiologo
cioè studioso di fantasiologia. Non
era facile allora e non lo è oggi: sostenere di essere un fantasiologo (dirlo
per davvero!) e di occuparsi (professionalmente intendo) di fantasiologia,
mette la maggioranza delle persone in una posizione non di curiosità per
qualcosa che non sa, né di apertura al “diverso”, come a dire «sentiamo che
cosa ha da raccontare». Al contrario, s’irrigidiscono in posizione di difesa.
Spesso è restando con le braccia conserte che mi prezzano a priori basandosi
non sui contenuti del mio lavoro (contenuti che tra l’altro non conoscono né si
sforzano di conoscere) ma sempre più sull’unità di misura social. «Quanti like ha?
Quanti followers? Quante
visualizzazioni ha il suo video?» È quel numerino - più è alto e più sono bravo
- che ai loro occhi mi rende una persona da
ascoltare. Dico meglio, da seguire.
Il che non vuol dire automaticamente da
capire. C’è differenza. Voglio che sia chiaro che non mi
faccio vittima delle difficoltà: mi limito a riportare un dato
tecnico e cioè che gran parte delle persone che mi “segue” non ha mai
letto un mio saggio (alcuni miei scritti tra l’altro sono disponibili
gratuitamente sul mio sito www.fantasiologo.com). Mi
giudicano, nel bene o nel male, per le cose che dico nel breve tempo di un
incontro pubblico (o di un filmato in Rete) ma sono pochissimi quelli che
approfondiscono prima o poi le mie pubblicazioni.
ATTIVITÀ
La mia storia fantasiologica si ripercorre in oltre
400 articoli apparsi dal 2006 a oggi su testate giornalistiche online e
sulla stampa locale, nazionale e internazionale[9]
che citano "fantasiologia" e "fantasiologo" in consonanza
con i miei studi e giochi che invento (sono giochi fantasiologici di tipo
linguistico, matematico, artistico, gestuale, musicale. Supporti pratici per
spiegare meglio la teoria)[10].
Fino a questo momento non so se io sia riuscito a dare
- non spetta a me deciderlo - un contributo davvero significativo alla figura
del fantasiologo e alla fantasiologia. A dar seguito a quel riscatto che mi ero
prefissato anni fa. Credo quantomeno di aver provato a offrire il mio ragionato
apporto alla questione e di aver lavorato con continuità sul tema.
Alla fantasiologia, e all’essere un fantasiologo,
dedico la mia vita. È la mia professione. Un lavoro come un altro, fatto di
altissimi picchi di entusiasmo e di profondi sconforti.
Sul tema “fantasiologia” organizzo attività varie:
corsi di formazione per docenti[11]
e lezioni per alunni in scuole di ogni ordine e grado[12],
realizzazione di documentari[13],
attività laboratoriali per specifici contesti[14], ideazione del
Festival Fantasiologico[15]
(con ospiti di rilievo nazionale e internazionale, invitati a discutere di
fantasia, immaginazione e creatività); mostre[16],
concerti[17],
editoria[18],
lezioni universitarie[19],
incontri pubblici in spazi culturali internazionali[20].
CHE COS’È LA
FANTASIOLOGIA
Grazie all’indispensabile confronto con persone
incontrate casualmente, ai bambini, agli amici, agli studiosi e ai non
pochi personali ripensamenti teorici, con il passare degli anni ho conosciuto
meglio la fantasiologia (meraviglie e inquietudini) e il mio lavoro di
fantasiologo (stupori e affanni). Oggi, la fantasiologia la descrivo con
queste parole:
«La fantasiologia è lo studio critico e analitico
degli aspetti scientifici, umanistici, ludici e artistici della fantasia
(il possibile), dell'immaginazione (le immagini mentali) e della creatività
(la tecnica e l’originalità)».
Fantasia-immaginazione-creatività sono le tre parole
essenziali della fantasiologia ma per comprenderle a fondo è necessario
studiare la percezione, l’associazione, la fantasticheria, la realtà.
Per concludere: la fantasiologia come disciplina, il fantasiologo come figura professionale.
* Prima pubblicazione
in ArteCulturaItaloPolacca. Dalla rubrica "Grilli Per la Testa"
- saggio fantasiologico del 08/03/2018
Riscritto e aggiornato: 7 agosto 2020
Il testo è contenuto nel saggio di Massimo Gerardo Carrese, Per andare dove? Introduzione alla fantasiologia, Ngurzu Edizioni, Caiazzo 2020
Per contatti
[1] Nel testo cito principalmente il trinomio fantasia-immaginazione-creatività
ma sottintendo anche la fantasticheria-percezione-associazione-realtà, le sette
parole chiave della fantasiologia analizzate nel saggio “Per andare
dove? Le parole della fantasiologia”
[2] Lo
scrittore
Maurizio De Giovanni in “La Stampa”,
21/05/2017 http://www.lastampa.it/2017/05/21/cronaca/vedi-napoli-e-poi-scrivi-la-citt-e-i-mille-modi-con-cui-gli-scrittori-la-raccontano-DHVCYGOXK1NNMGNTcXjt6I/pagina.html
[3] La parola “fantasiologia” appare in un gruppo pubblico su
Facebook che invita a non vaccinare i propri bambini
[4] Verifica
anche con altri corrispondenti, tipo “fantasiology” o “phantasiology”. A parte
qualche raro caso di vicinanza al significato dato in questo scritto, nelle
varianti straniere la voce è descritta in termini vaghi e poco attinenti allo
studio della fantasia, dell’immaginazione e della creatività
[5] https://www.fantasiologo.com/shop/
[6] L’Enciclopedia
Treccani Online riporta
in una scheda la voce “fantasiologo” con il
significato di studioso, per come da me inteso. Credo di aver dato
negli anni a
questa parola un valore che prima di questo momento non le era
riconosciuto:
http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/Neologismi_lettori_9.html
[7]https://www.fantasiologo.com/Massimo%20Gerardo%20Carrese%20-%20viaggio%20in%20italia%20sulla%20fantasia%202006%202007.html
[8]
Sulla carta stampata “fantasiologo” è associato per
la
prima volta al mio nome nell’articolo “Quel
‘giocoliere’ delle parole capace di
tradurre la fantasia”, apparso su il “Corriere della Sera
– Corriere del
Mezzogiorno” 30 giugno 2006. Qui per leggerlo:
https://www.fantasiologo.com/Massimo%20Gerardo%20Carrese%20-%20rassegna%20stampa%20anno%202006.html
[9]
https://www.fantasiologo.com/Massimo%20Gerardo%20Carrese%20-%20rassegna%20stampa.html
[10] https://www.fantasiologo.com/massimogerardocarreseelencopubblicazioni.html
[11] https://www.mi-lorenteggio.com/2016/05/03/Archivio45203/48162/
[12]https://www.termolionline.it/news/attualita/904489/a-scuola-di-fantasiologia-giocando-e-sperimentando-con-le-immagini-le-parole-i-numeri-e-le-cose
[13] http://www.gazzettabenevento.it/Sito2009/dettagliocomunicato2.php?Id=116013
[14] Laboratorio fantasiologico “Spaesa Menti”, con Noemi
Marotta per il Festival della Filosofia in Magna Grecia, Puglia 2019 https://www.youtube.com/watch?v=f97UPPwdCRc
[15] https://www.fantasiologo.com/festival%20fantasiologico%20il%20mattino.jpg
[16] https://www.artribune.com/mostre-evento-arte/elisa-regna-del-tuo-stesso-apparire/
[17] https://www.fantasiologo.com/Massimo%20Gerado%20Carrese%20-%20Musica.html
[18] https://www.fantasiologo.com/shop/
[19]https://www.matesenews.it/caiazzo-napoli-incontri-di-fantasiologia-alla-federico-ii-di-napoli-al-master-di-zooterapia-le-lezioni-del-fantasiologo-caiatino-massimo-gerardo-carrese/
[20] Per Matera 2019 Capitale della Cultura https://www.lasiritide.it/article.php?articolo=13595
"[...] La fantasiologia è un percorso interdisciplinare interessato alle storie e caratteristiche della fantasia e dell’immaginazione nel vivere quotidiano, nella dimensione irreale e nelle discipline umanistiche, scientifiche, ludiche e artistiche. Si rivolge a tutti: curiosi, docenti, studenti, bambini, giovani, anziani. Per quanto insolito possa sembrare, la fantasia, l’immaginazione, la creatività si studiano, e da tempo: a esse si sono dedicati Platone, Aristotele, Dante, Antonio Ludovico Muratori e, più recentemente, Edmund Husserl, Bruno Munari, Italo Calvino, Gianni Rodari, per citare alcuni nomi. Filosofi, artisti e letterati ma anche psicologi, scienziati…e non solo uomini: in passato erano principalmente loro ad accedere agli studi ma la fantasiologia è anche donna e non solo un genere femminile nella forma grammaticale. Ai tempi, senza tuttavia escludere casi contemporanei, si credeva che fossero soprattutto gli uomini a possedere le qualità associate ora all’immaginazione ora alla fantasia. Le donne, spesso tra pregiudizi e ostacoli, hanno svolto e svolgono un ruolo decisivo nella storia dell’umanità, in vari ambiti e discipline e molti sarebbero i nomi da citare: Elefantide, Nadia Campana, Rosalind Franklin, Nina Simone, Elena Cattaneo, Tina Modotti, Melanie Klein, per esempio. Gli studi, giochi e ricerche condotti dalle donne, al pari di quelli degli uomini, contribuiscono a sviluppare l’inimmaginabilità, intesa soprattutto come la straordinarietà di un evento possibile. Il doverlo ricordare, ancora, oltre a raccontarci qualcosa sull’uguaglianza dei generi ci rivela aspetti del nostro immaginario collettivo. [...]"
Massimo Gerardo Carrese, intervista a "Il Bicicletterario" (maggio 2016)
----Che cos'è la fantasiologia?
What is phantasiology (or fantasiology)?
VIDEO (ITA-ENG)
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