Estratti. Dialoghi nelle scuole primarie.
[…] Pertanto, la realtà è fantasia perché una cosa
prima di trasformarsi in vero necessita di essere pensata. Allo stesso tempo la
fantasia può diventare realtà perché le cose che si pensano possono trovare
forma nella realtà. […] tutto quello che è intorno a noi è frutto della
fantasia di una persona o di più persone. Ci sono due tipi di fantasia in
questo caso: una fantasia reale, che posso toccare, come il banco della scuola;
una fantasia mentale, che ha vita solo nella nostra mente e che non riusciamo a
trasformare in realtà perché non abbiamo o non ci sono gli strumenti adatti
per farlo, come nel caso di un’invenzione particolare che necessita di
strumenti o di materiali che ancora non esistono. L’aspetto triste è che, nella
maggior parte dei casi, proprio perché la fantasia ci circonda ed è
costantemente sotto ai nostri occhi, noi non la vediamo più e allora ce ne
dimentichiamo e non pensiamo più all’aspetto fantastico che nelle cose reali si
“nasconde”, ma solo a quello reale, a quello pratico, che si tocca e non pensiamo
alla realtà come risultato della fantasia. […]
[...] In questi
brevi esempi abbiamo trattato della presenza della fantasia e dell’importanza
della creatività. Ma cosa sarebbe l’uomo senza l’aspetto creativo? Proviamo ad
immaginarlo: innanzitutto il presente testo non avrebbe vita perché non
esisterebbe una tipografia in cui stamparlo; la carta non esisterebbe;
l’inchiostro non sarebbe considerato come sostanza usata per scrivere e per
stampare, ma come liquido nerastro che seppie e calamari spruzzano vero i loro
inseguitori per intorbidare l’acqua e nascondersi (e già sapere questo è
possedere creatività); la scrittura stessa non esisterebbe; i colori sarebbero
sconosciuti; una figura di alto genio, come quella di Leonardo da Vinci, in un
mondo privo di creatività sarebbe solo una presenza insignificante. In poche
parole, l’essere umano non esisterebbe senza la creatività. [...]
[…]
M: abbiamo
detto che ognuno è in fondo diverso e che ognuno ha una fantasia diversa
rispetto a un’altra persona. Secondo te, quante fantasie esistono al mondo?
B: e come
faccio a dirlo!!!
B: ventidue
I bambini
scoppiano a ridere
B: ma che dici?
B: allora come
dici tu esistiamo solo noi al mondo?
I bambini
continuano a ridere
B: secondo me
al mondo ne siamo in totale tremila…quindi ci sono tremila tipi di fantasie
diverse
B: vorrai dire
tre miliardi
B: io dico
cinque miliardi
B: duemila e
cinquecento
B: ma che dici
se nella preistoria eravamo trenta miliardi... significa che oggi ci sono tre
miliardi di fantasie diverse, e forse secondo me anche qualcosa in più…
[…]
Dire
dell’inesistenza o della lieve presenza della fantasia negli
aspetti della vita
quotidiana è dire una falsità dato che la
creatività rappresenta l’essenza
dell’umanità. Costantemente usiamo i risultati di eventi
creativi pensati o
realizzati da altri o da noi stessi. Eppure, quando sentiamo dire che
qualcuno
studia e si occupa delle forme della fantasia, siamo propensi a pensare
all’attività di questi come a “l’ora di
ricreazione” [...]. Quasi mai pensiamo che persone come gli
ingegneri chimici,
gli avvocati, i politici, i muratori per fare qualche esempio, devono
far
capo in continuazione all’inventiva altrimenti la loro figura
lavorativa non
avrebbe modo di esistere.
Nel caso
specifico dell’inventiva possiamo pensare a un fisico di nome Albert Einstein
che se non avesse pensato creativamente alla sua Teoria della Relatività, non
avremmo oggi la conoscenza dello spazio e del tempo in cui viviamo. Non avremmo
gli strumenti musicali se qualcuno non avesse pensato alle vibrazioni del suono
in una cassa armonica; non avremmo l’elettricità se nessuno avesse pensato alla
dinamo; non avremmo i telefoni se nessuno avesse pensato a come accorciare le
distanze comunicative; no avremmo le case perché continueremmo a vivere nelle
grotte (forse neanche in quelle perché l’atto del ripararsi dalle intemperie o
dal caldo richiama una praticità, dunque la fantasia). Le automobili non
esisterebbero perché non avremmo concepito il senso della locomozione motorizzata;
non avemmo i vestiti, gli orologi, un peso calcolabile, un’età definibile, il
cinema e via dicendo. Non avremmo neanche la coscienza della parola e della sua
possibilità di gioco.
B: […] Io ho
capito che tutti quanti noi abbiamo fantasia e che con la fantasia possiamo fare
tante cose anche se a volte non ce ne accorgiamo.
B: io invece
che con la fantasia si può creare qualunque cosa si vuole basta solo volerla.
[…]
B: secondo me
la fantasia è la cosa più bella che abbiamo.
B: ma a volte
può essere anche cattiva.
B: sì, con le
guerre e le armi che i cattivi costruiscono.
B: sì, ma molte
volte è buona.
B: dipende solo
da noi…
*
tratto da: Massimo Gerardo Carrese, Fantasia della Parola e dell'Immagine. Dialoghi sull'immaginario linguistico nelle scuole primarie di Caiazzo, Ngurzu Edizioni 2006 e ristampa estratti Ngurzu Edizioni 2014