![](spuntisunticovercarrese.png)
Qui per il libro:
https://www.declicedizioni.it/prodotto/spuntisunti/
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In foto (di Vittorio Vola): Massimo Gerardo Carrese, con il libro
SpuntiSunti, déclic edizioni (La Sbecciatrice, Villa Santa Croce 28 giugno 2024).
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“Malmenare la sintassi, per Carrese, costituisce un esercizio di esibizione
comico-corrosiva del tasso di ideologia che la lingua ordinaria veicola.” (Andrea Inglese)
![](indicelogo.jpg)
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SpuntiSunti inediti
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13 luglio 2024
Voglio dire, meglio, che sulle strisce pedonali siamo di passaggio
mentre al passaggio a livello siamo più fermi che di passaggio.
Però siamo più di passaggio alle strisce pedonali o al
passaggio a livello? Verrebbe da dire al passaggio perché
c'è la parola passaggio ma non è che il passaggio a
livello è sempre aperto è anche chiuso alle volte e
poi dipende dalla frequenza dei treni come dalla frequenza delle auto
che dipende le strisce pedonali che se c'è il semaforo
allora dipende altrimenti il passaggio sulle strisce pedonali lo decidi
tu, è quello senza semafori, come il passaggio a livello senza
barriere, anche lì decidi tu il passaggio. Perciò il
passaggio a livello e le strisce pedonali funzionano secondo lo stesso
principio. Non ho capito però perché uno si chiama
passaggio e l'altro striscia. Perché comunque i binari sono come
le strisce pedonali la forma, dico, dei binari è più
sottile ma come le strisce pedonali e poi anche i separatori tra i
binari sono come le strisce, la forma, e allora perché non si
chiamano strisce di passaggio? O passaggio di strisce. Che poi anche
sulla barra del passaggio a livello ci sono le strisce, le forme,
oblique e allora dovrebbe chiamarsi più striscia un passaggio a
livello che non le strisce pedonali che ci sono meno strisce di un
passaggio a livello. O quantomeno ci sono le stesse strisce delle
strisce pedonali sulla barra del passaggio a livello se consideriamo
solo questo particolare.
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7 luglio 2024
Quando poi, che uno entra per esempio che dici che vuoi comprare la
frutta e la verdura, allora al supermercato, entri, e che puoi prendere
il guantino di plastica e che poi la busta di plastica e che allora poi
decidi di comprare i limoni e che i limoni che ne prendi tre e che ne
prendi tre e che il codice che poi devi digitare sulla bilancia che
è distante dai limoni che il codice da digitare sulla bilancia
è 14223 e che allora, al supermercato dove che mi capita
talvolta di andare, che ci sono questi codici qua ma non solo per i
limoni e che se vuoi delle pesche allora il codice è 1805 che
non mi sembrano dei codici difficili solo che da quando tu prendi tre
pesche a quando poi vai alla bilancia che forse il codice era 14223?
No, quello era dei limoni e che lo hai dimenticato e torni a vedere
1805 poi vai alla bilancia fai 1805 ed esce lo scontrino con pesche e
il prezzo e il peso e poi lo attacchi alla busta e vai avanti e che se
al reparto frutta incontri qualcuno che non puoi fare conversazione
perché altrimenti ti dimentichi i codici e allora io non
converso mai con nessuno e non saluto mai nessuno al reparto frutta e
verdura perché mi devo concentrare sui codici. Al momento, non
ho mai capito ancora perché che non mettono i codici per esempio
1 o il codice 2 o semplicemente il codice 3 ma che creano i codici
lunghi come per esempio 72003. Che allora io adesso so che il codice
dei limoni è 14223 che l'ho imparato in quel supermercato
lì e poi alle volte digito il codice sbagliato per capire che
cosa altro potrebbero essere quelle che ho preso che io so che sono
limoni ma alle volte esce per esempio cetrioli e alla cassa, una volta,
avevo i limoni e avevo digitato il codice delle banane e che la
cassiera ha detto ma questo è il codice delle banane e io ho
detto ah, l'ho confuso con quello dei limoni e che allora la cassiera
ha chiamato a un responsabile che ha preso e ha pesato come i limoni e
non le banane e poi è tornato, il responsabile, con il codice
giusto e il peso giusto e il prezzo giusto e ho pagato alla cassiera e
che ho detto alla cassiera perché fate questi codici
così lunghi e che la cassiera mi ha detto che lì da loro
non lo sapeva nessuno e che le bilance arrivavano configurate
già così, lei credeva ma non lo sapeva bene e io non ho
voluto chiedere oltre. A me mi piace di andare a vedere nei
supermercati i codici che mettono. Che ci sono i supermercati dove
che i codici di frutta e verdura sono corti e dove che sono lunghissimi
per esempio in un paese ho trovato una frutta e verdura che ha dei
codici cortissimi di sole due cifre alle volte 1 e allora poi
invece dei codici lunghissimi anche di sei cifre. Poi ci sono le frutte
e verdure che mettono il simbolo che tu digiti sulla bilancia i limoni
se hai preso i limoni e quelli secondo me non sono interessanti
perché sono didascalici invece i codici chiedono tutta la tua
attenzione e sei più attento che prendi i limoni guardi il
prezzo il codice poi vai alla bilancia e devi digitare il codice che in
molti dicono che così è intuitivo quando trovi il limone
sulla bilancia e digiti i limoni però a me non mi pare. Mi pare
didascalico. Quasi offensivo che è come dire banane è
banane invece con il codice banane è anche 10731 che a me mi
pare interessante. Allora ho iniziato ad apprezzare i codici
lunghi che ci fanno esercitare la memoria a noi consumatori che ci
consumiamo la memoria, pure, e qui la esercitiamo, e che io a me mi
piacciono i codici che poi me li appunto pure e quando sono in altri
supermercati digito quel codice per capire che cosa riporta un codice
di un supermercato in un altro supermercato. Che io ci metterei nei
reparti frutta e verdura gli anziani con i problemi di memoria che dici
i limoni che codice hanno? E loro dicono 14223 e tu sei alla bilancia e
li ringrazi e loro ti ringraziano pure. Che è un servizio
civile, il loro, di volontariato civile. Che loro fanno conversazione,
gli anziani seduti lì, e tu compri la frutta e la verdura che i
cui codici li devono ricordare gli anziani che stanno lì, ad
aspettare i consumatori e non si consumano senza fare niente che
aspettano la morte ma aspettano il consumatore per non consumarsi. Che
loro possono pure sbagliarti a dire il codice ma poi sta alla cassiera
o al cassiere fare l'ultima verifica e così siamo più
attenti nei supermercati e collaboriamo e non andiamo solo lì
che non parliamo con nessuno o parliamo solo con le persone che
conosciamo che a me mi piace di andare nei supermercati perché
mi piace ma questo è un altro discorso. Che se digiti 0 sulla
bilancia che succedono alle volte delle cose
interessanti che esce per esempio lo scontrino errore, non a tutte le
bilance ma alle volte sì, e tu metti poi
l'adesivo errore sui limoni e vai fino alla cassa con quello scontrino
con scritto codice errore e che poi il cassiere o la cassiera poi dice
che quelli sono
limoni e che hanno un codice specifico mentre che io ho messo un
codice errore e io dico ah, non me ne ero accorto, però me
ne ero accorto, è per fare conversazione, anche, se vuoi, o per
attivare un circuito di relazioni che altrimenti non si attiverebbe e
che poi il cassiere
o la cassiera dice non si preoccupi e che che poi chiama alla cassa dal
microfono un nome e che il nome si fa persona e che arriva alla cassa e
che il cassiere o la cassiera fa andare a controllare alla persona il
codice dei
limoni alla persona che prende i tuoi limoni li porta alla bilancia li
pesa li riporta alla cassa e dietro di te intanto c'è la fila e
tutti sono fermi, come congelati insieme ai loro prodotti surgelati, cioè qualcuno si lamenta, cambia cassa ma poi
poco dopo torna la persona e ringrazi e senti il bip e paghi i tre limoni, di
solito un euro e
ottantatré. Sono buoni. Codice 14223 ma non è un codice
universale. Questa per me è la bellezza. Sapere che i limoni non
sono soltanto limoni ma anche codici che non sono universali. Io
sono una persona semplice. Mi pare di averla già detta questa
cosa qua.
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25 giugno 2024
Sai, l'altro giorno sono entrato in un negozio di scarpe e che
c'era la commessa che era nel negozio di scarpe che erano le nove
del mattino, anzi le noveetrenta del mattino, che ero l'unico cliente
al momento e che alla radio davano il pezzo terra promessa, alle
novetrenta, sì, che ero l'unico cliente buongiorno e anche lei
buongiorno se ha bisogno mi dica e io grazie e lei prego si figuri, che
avevano aperto da poco e che allora mi guardavo in giro le scarpe
e le scarpe e le scarpe e che poi c'era il biglietto che tornavo quasi
all'uscita che entrando non lo avevo notato ma fuori era scritto un
biglietto attaccato al vetro con il nastro trasparente, che quando ero
piccolo dicevo il nastro invisibile, poi ho imparato a capire la
differenza tra trasparente e invisibile, che il vetro è
trasparente e anche il nastro, per dire, ho imparato, che gli
spiriti sono invisibili, anche le energie, anche l'amore, anche il
magnetismo che c'è ma non c'è, è invisibile ma
c'è, come l'amore, credo, cioè io credo più al
magnetismo che all'amore e non credo agli spiriti che secondo me non
esistono, e questa è già una credenza, che invece il
magnetismo sì, in quello ci credo, quello che quando l'altro
giorno in metropolitana con quella donna, che anche lei lo ha sentito,
e poi con quelle due ragazze, anche loro lo hanno sentito come me, e
poi con quella donna quell'altra, anche lei, che mi ha sorriso e io
pure, lo abbiamo sentito il magnetismo, per dire, ma al vetro il vetro
trasparente con un biglietto e il nastro trasparente che era scritto
con un pennarello "cercasi personale" e che allora che guardavo le
scarpe e che mi è venuta che io volevo fare un anagramma
mentre che leggevo la scritta al contrario che era rivolta verso fuori
la scritta le parole si leggevano bene fuori dentro erano al contrario
mentre che io ero dentro ma che avevo capito la scritta perché
l'avevo ricostruita la scritta nella mia testa in senso ordinario,
cioè comprensibile, allora anche le cose al contrario si possono
ricomporre nel senso ordinario e che allora che mi sono messo a vedere
che dentro "cercasi personale" che c'era la s e la p e guardavo le
scarpe e allora mi sono detto che c'era anche la c e che avrei
potuto fare forse la parola scarpa sì scarpe e allora avevo una
scarpa in mano e una in mente e che poi ancora l'anagramma e le
scarpe e allora non c'era niente delle scarpe nel negozio che mi
piacevano in testa però ora avevo un'altra scarpa che era
un pezzo dell'anagramma sì, c'era scarpe in quella
frase, arrivederci e anche lei arrivederci e che poi l'ho trovato nel
parcheggio l'anagramma, sono uscito con le mani in tasca ma in testa
avevo le scarpe, forse è una trovata pubblicitaria "cercasi
personale" che sanno che tu fai l'anagramma e che cerchi come prima
cosa scarpe perché sei in un negozio di scarpe, credo, e che mi
sono messo in auto a scrivere ero nel parcheggio l'anagramma di
"cercasi personale" e ho trovato "lascio scarpe nere" o anche me
lo dicevo in terza persona al passato "lasciò scarpe nere" che
era quello che avevo fatto, non solo scarpe nere ma c'erano anche
quelle, per dire. Allora ero contento, da solo, nel parcheggio
sotterraneo, contento che non avevo trovato le scarpe ma sì le
avevo trovate e lasciate pure ma non del tutto. Quando mi capita
così sono felice, come a dire di una contentezza che non so
dire, per molte ore della giornata che quando sono così felice,
sono felice. Per diverse ore. Sai. Sono un uomo semplice. E nostalgico.
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Massimo Gerardo Carrese,
SpuntiSunti, déclic edizioni (anteprima 7 dicembre 2023, Roma).
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Massimo Gerardo Carrese,
SpuntiSunti, déclic edizioni (Spigno Saturnia 17 marzo 2024)
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![](spuntisuntiletturecarrese2.jpg)
Massimo Gerardo Carrese,
SpuntiSunti, déclic edizioni (Sala Consilina 16 marzo 2024)
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![](spuntisuntiletturecarrese3.jpg)
Massimo Gerardo Carrese,
SpuntiSunti, déclic edizioni (Caserta 15 marzo 2024)
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![](spuntisuntiletturecarrese4.jpg)
Massimo Gerardo Carrese,
SpuntiSunti, déclic edizioni (Napoli 14 marzo 2024)