ELISA REGNA
Fragilità dell’essere*
La Fantasia è la
fragilità dell'essere quando si ripone su stesso e guarda oltre se stesso;
prova a toccare qualcosa che nemmeno sa di conoscere ma lo desidera e così
esplode in tanti piccoli frammenti di "io".
Che cosa vuol dire per te fotografare?
Fotografare è ciò
che vedo nell’attimo in cui scatto, ciò che può mutare subito dopo; fotografare
il dettaglio che nella realtà quotidiana non ci accorgiamo di vedere realmente
o che abbiamo visto ma tralasciato in fretta, poiché “dato” per un dettaglio
qualsiasi; tutto ciò può essere reso eterno attraverso uno scatto, ma
soprattutto veduto attraverso di esso; i volti…credo che siano la più bella
Fotografia, nei volti l’ho scoperta e l’ho ritrovata, in alcuni volti c’è un
oceano profondissimo, in altri lagune.
La mia fotografia
non amo condividerla molto sui social, in quanto li reputo poco
professionali. L’immagine sul social è
vista sempre diversamente da un sito professionale, l’occhio dello spettatore è
diventato commercialissimo e tende a snaturalizzare l’immagine. Le immagini
sono continuamente modificate dai programmi, ci si dimentica del manuale e si
ricorre alla fotografia del ritocco. La mia fotografia ha un ruolo
completamente diverso.
Non decido mai, è
una sensazione, un brivido sotto pelle, un’affinità diretta e indiretta, scelgo
la nonchalance casuale; spesso non conosco i soggetti che fotografo e questo mi
affascina maggiormente, sembra di scegliersi reciprocamente, sembra di
conoscersi da abbastanza tempo, questo mi motiva a svelare dettagli di un
enigma senza fine.
Una foto
racchiude la poesia, di un attimo vissuto nel tempo, la mutazione delle
stagioni mi ricorda i mutamenti della nostra anima, l’oceano che si agita e si
calma, ci regala tanta tristezza per nessuna ragione e tanta malinconia per
qualcuna che è ancora ancorata per sempre al nostro vissuto; gli occhi di uno
sconosciuto che passa e scompare e che ti regala la sua fragranza al passaggio
e ti sfiora anche sbadatamente come farebbe un fiore; l’anziano che chiude i
suoi occhi dinanzi al terrore dell’oggi, la sua tristezza nelle mani incrociate
sulle gambe; il riso dei bimbi che ti risplende nell’anima e ti ravviva quando
la tristezza vuole passare lentamente. Credo che la poesia e la fotografia si
rispecchino a vicenda. Anche attraverso la poesia, mi avvicino ai dettagli più
profondi dell’esistenza umana, e la fotografia la dipinge perfettamente.
L’Alfabetario dei
Luoghi è un’enciclopedia euristica da non confondere con una guida turistica.
Ritrae molti luoghi e soprattutto le sconfinate cose in questi luoghi. Anche le
persone sono luoghi poiché appartengono a essi. L’Alfabetario ci parla
principalmente di inimmaginabilità, ciò che non credevamo che esistesse, invece
esiste da sempre nel luogo, un luogo che non abbiamo mai guardato attentamente.
L’Alfabetario dei Luoghi nasce da un “dualismo” fisico-mente, scopriamo un
posto reale e un posto chimerico, ossia qualcosa che non è visibile con il
corpo ma con la mente.
Per il momento sono entusiasta di continuare lo straordinario progetto attuale, l’Alfabetario dei Luoghi, con il fantasiologo Carrese. Per quanto riguarda le mostre, sì... molte sono in definizione, quest’anno ho in programma la mostra, credo tra le mie preferite, su Apice Vecchia, la Pompei del 900, scoperta attraverso il progetto dell’Alfabetario. Ci saranno altre mostre nel 2018, sul tema dell’Espressività, su cui mi sto concentrando moltissimo in questo periodo, e tra l’altro è un tema che adoro fortemente.