POESIE GIOTTOSE

L'aggettivo "giottosa" (giocosa + dispettosa, coniato da Massimo Gerardo Carrese in Nùgnole Illose, Ngurzu Edizioni, Caiazzo 2006) si riferisce alle poesie dell'autore e in particolar modo alle parole che inventa per i suoi componimenti. 
I vocaboli giottosi giocano con il lettore / ascoltatore colorando la sua mente d'immagini, suoni e fantasticherie e al tempo gli fanno dispetto perché non si lasciano trovare nei dizionari.  
Le poesie dell'autore sono: interamente giottose, formate di soli termini inventati (la comprensione è enigmatica, ma non impossibile), e semi giottose dove le parole coniate convivono con quelle convenzionali. 
I termini immaginati da Carrese non richiamano intenzionalmente vocaboli o espressioni dialettali: l'autore li inventa a partire da un suo gioco fantasiologico ("il colpo d'occhio linguistico"), ma ricorre anche al caso, all'armonia imitativa (onomatopea) e a classici giochi di parole.
Alcune poesie giottose godono di una particolarità fonosimbolica: il lettore / ascoltatore percepisce e indovina il titolo del componimento pur non conoscendolo. Molte in tal senso le ricerche fonosimboliche dell'autore compiute sul campo con bambini, adolescenti, adulti, analfabeti, stranieri e partecipanti agli incontri di Fantasia: si legge o si fa leggere una poesia giottosa e le persone indovinano con precisione o per associazione il titolo dell'opera. 
I suoi componimenti trovano applicazioni pratiche anche in ambito didattico: un esempio di parafrasi fonosimbolica è riportato in basso (tratto da M. G. Carrese, Fantasia della Parola e dell'Immagine, Ngurzu Edizioni, Caiazzo 2006). 
Le sue poesie hanno vinto diversi premi, riconoscimenti e pubblicazioni in antologie.



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